giovedì 12 maggio 2016

La legge in Malawi restituisce la dignità all'infanzia, prima la scuola e poi il matrimonio

Stop a un’aberrazione umana in Malawi: il matrimonio combinato tra minori. Una legge stabilisce che fino a diciotto anni due persone non possono contrarre matrimonio (prima  del 2015 il limite minimo consentito era 16 anni). La conseguenza immediata e positiva dell’approvazione di questa legge consente di fatto che la scuola, o meglio l’istruzione prevalga. In pratica soprattutto alle ragazze e alle donne si consente di frequentare la scuola almeno fino a 18 anni. Altra conseguenza immediata del varo della legge nel paese africano è stato l’annullamento di  330 matrimoni tra cui 175 spose-bambine e 155 ragazzi-padri.

La legge in Malawi restituisce la dignità all'infanzia, prima la scuola e poi il matrimonio


 Il capo del villaggio che ha attuato immediatamente questo provvedimento di legge ha spiegato il suo gesto dicendo: ‘non voglio matrimoni in età giovanile, devono andare a scuola’.
Il diritto alla scuola che prevale su una tradizione nata da riti e credenze ancestrali miste a pratiche religiose poco ortodosse e che rispondono a esigenze anche di tipo economico. Una pratica quella del far contrarre matrimoni in età adolescenziale e qualche caso anche preadolescenziale che per la cultura occidentale potrebbe definirsi paradossale e inspiegabile. Ma che è ancor molto diffusa in Africa e Asia.
Questa decisione parlamentare del Malawi dà un po' di dignità all’infanzia di questo paese. Certo che è solo un inizio. Ma uno rimo passo da elogiare chi ha creduto e portato avanti con non poca fatica l’approvazione di questa legge ed  evidenziare lo stesso paese che di fatto ha dato il via a un processo di civiltà non da poco.
In una zona povera dove davvero, i diritti civili, a volte, sono un eufemismo della normalità, questa legge diventa una pietra miliare di un processo di cambiamento dove, prima della ricchezza economica, viene a messo la civiltà e il rispetto per la persona in quanto tale.

Foto credit: Wikipedia 




mercoledì 11 maggio 2016

La Scuola fa più paura della Giustizia nuovo libro di Antonio Trillicoso


"La Scuola fa più paura della Giustizia"

(Antonio Caponnetto)


La Scuola fa più paura della Giustizia nuovo libro di Antonio Trillicoso  con la prefazione di Vincenzo Spadafora, garante nazionale dell'infanzia, che racconta di esperienze scolastiche in zone difficili e dove la scuola resta a volte l'unico baluardo della legalità e delle istituzioni che concorre alla formazione e preparazione del ragazzi. 

La Scuola fa più paura della Giustizia nuovo libro di Antonio Trillicoso


La Scuola intesa come luogo di formazione e istruzione per eccellenza fa
più paura davvero.
Perché l’istruzione forma le persone, fa sviluppare il senso critico e
aumenta l’atteggiamento del discernimento.
Il discernimento rispetto alla realtà e alle cose che ci accadono
attorno. E i ragazzi che non hanno ancora un pensiero, un giudizio ben
preciso e definito perché appunto sono in formazione, sono facile preda
dei “cattivi maestri”.
Cattivi maestri che possono essere tutti, non solo la criminalità, ma la
televisione, internet e tutto ciò che entra a giusta o a torta ragione e
attraversa la vita di un ragazzo nel periodo che va dai tre ai diciannove
anni (dalla scuola dell’infanzia all’esame di stato).
Diventa fondamentale il ruolo della scuola come esperienza di
crescita” intellettiva, morale e sociale.
Una “crescita” che dà da piccoli e darà da “grandi” di essere
parte attiva della società, del mondo del lavoro e della futura famiglia.
La scuola è stata colpita in questi anni più volte in modo grave e in forma violente. 
Ma la scuola deve reagire, deve contrastare alzando la voce forte e chiara dicendo:
LA SCUOLA NON SI TOCCA.
In questi momenti  di riflessione mi viene in mente
quell’amico mio missionario in Africa, che era stato prima in Asia e
anche in America Latina. Missionario nei posti più poveri e crudi del
mondo dove veniva costantemente leso ogni diritto alla persona.
Questo missionario mi diceva che quando con i suoi confratelli arrivava in
un posto nuovo, non insegnavano a pregare ma a scrivere e a leggere per
far riappropriare le persone di quel luogo della propria dignità e della
consapevolezza a protestare e a chiedere i loro diritti.
In questi mesi la scuola è ancora protagonista per le proteste dovute alle trasformazioni per
l’approvazione del DDL “La Buona Scuola” che hanno 
snaturamento la figura dell’insegnante fortemente minacciato nel suo ruolo.
L’insegnante protagonista di questo libro presenta vari episodi in cui
lascia trasparire chiaramente che la scuola è per lui una “missione”,
un baluardo di senso critico che mira ad una formazione completa
dell’alunno: culturale e sociale, specialmente in zone difficili e a
rischio dove il ragazzo deve recuperare la sua dignità e comprendere che
occupa un posto rilevante nella strada, nel quartiere, nella città in cui
vive.
Il docente non pensa al suo tornaconto, si dà completamente ai suoi
allievi formandoli e informandoli su tutto ciò che avviene intorno. Tutto
questo tenendo ben presente i bisogni fondamentali di ciascuno tra cui
quelli di responsabilità, di solidarietà, di iniziativa, di coerenza e
di rispetto reciproco.
Un insegnante quindi che è più che mai una guida propositiva per i suoi
alunni, un “educatore”.

lunedì 9 maggio 2016

Peppino Impastato: Una voce sull’altare della Libertà

Peppino è morto nel giorno in cui anche Aldo Moro veniva trucidato dalle brigate rosse e della Festa dell’Europa. Oltre l’unificazione si ricorda la fine tragica di due uomini che, a diverso modo, hanno dato carattere e dignità al popolo italiano. Peppino Impastato aveva una caratteristica: era libero. E questa sua libertà l'ha espressa a viso aperto, senza vincoli e zavorre mentali. Peppino Impastato ha guardato in faccia chi mirava e voleva assoggettare la vita delle persone: la Mafia e gli ha detto: ‘Siete una montagna di merda’.


Peppino Impastato Una voce sull’altare della Libertà