mercoledì 11 maggio 2016

La Scuola fa più paura della Giustizia nuovo libro di Antonio Trillicoso


"La Scuola fa più paura della Giustizia"

(Antonio Caponnetto)


La Scuola fa più paura della Giustizia nuovo libro di Antonio Trillicoso  con la prefazione di Vincenzo Spadafora, garante nazionale dell'infanzia, che racconta di esperienze scolastiche in zone difficili e dove la scuola resta a volte l'unico baluardo della legalità e delle istituzioni che concorre alla formazione e preparazione del ragazzi. 

La Scuola fa più paura della Giustizia nuovo libro di Antonio Trillicoso


La Scuola intesa come luogo di formazione e istruzione per eccellenza fa
più paura davvero.
Perché l’istruzione forma le persone, fa sviluppare il senso critico e
aumenta l’atteggiamento del discernimento.
Il discernimento rispetto alla realtà e alle cose che ci accadono
attorno. E i ragazzi che non hanno ancora un pensiero, un giudizio ben
preciso e definito perché appunto sono in formazione, sono facile preda
dei “cattivi maestri”.
Cattivi maestri che possono essere tutti, non solo la criminalità, ma la
televisione, internet e tutto ciò che entra a giusta o a torta ragione e
attraversa la vita di un ragazzo nel periodo che va dai tre ai diciannove
anni (dalla scuola dell’infanzia all’esame di stato).
Diventa fondamentale il ruolo della scuola come esperienza di
crescita” intellettiva, morale e sociale.
Una “crescita” che dà da piccoli e darà da “grandi” di essere
parte attiva della società, del mondo del lavoro e della futura famiglia.
La scuola è stata colpita in questi anni più volte in modo grave e in forma violente. 
Ma la scuola deve reagire, deve contrastare alzando la voce forte e chiara dicendo:
LA SCUOLA NON SI TOCCA.
In questi momenti  di riflessione mi viene in mente
quell’amico mio missionario in Africa, che era stato prima in Asia e
anche in America Latina. Missionario nei posti più poveri e crudi del
mondo dove veniva costantemente leso ogni diritto alla persona.
Questo missionario mi diceva che quando con i suoi confratelli arrivava in
un posto nuovo, non insegnavano a pregare ma a scrivere e a leggere per
far riappropriare le persone di quel luogo della propria dignità e della
consapevolezza a protestare e a chiedere i loro diritti.
In questi mesi la scuola è ancora protagonista per le proteste dovute alle trasformazioni per
l’approvazione del DDL “La Buona Scuola” che hanno 
snaturamento la figura dell’insegnante fortemente minacciato nel suo ruolo.
L’insegnante protagonista di questo libro presenta vari episodi in cui
lascia trasparire chiaramente che la scuola è per lui una “missione”,
un baluardo di senso critico che mira ad una formazione completa
dell’alunno: culturale e sociale, specialmente in zone difficili e a
rischio dove il ragazzo deve recuperare la sua dignità e comprendere che
occupa un posto rilevante nella strada, nel quartiere, nella città in cui
vive.
Il docente non pensa al suo tornaconto, si dà completamente ai suoi
allievi formandoli e informandoli su tutto ciò che avviene intorno. Tutto
questo tenendo ben presente i bisogni fondamentali di ciascuno tra cui
quelli di responsabilità, di solidarietà, di iniziativa, di coerenza e
di rispetto reciproco.
Un insegnante quindi che è più che mai una guida propositiva per i suoi
alunni, un “educatore”.

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